Riflessioni di uno psicologo sull’isolamento sociale

L’emergenza che stiamo affrontando avrà purtroppo delle conseguenze molto negative non solo a livello sanitario ed economico, ma anche a livello delle percezioni e delle abitudini sociali che fino ad ora davamo per scontate.

Comportamenti abituali e consuetudini stanno subendo enormi cambiamenti, molti dei quali necessari per contenere il contagio, e le ricadute sulle nostre percezioni e sulle modalità con cui approcciamo le relazioni potrebbero essere molto negative e avere effetti anche dopo che l’isolamento forzato diminuirà fino ad interrompersi.

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Quanto ci piace avere ragione

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Quanto ci piace avere ragione.

Si parla molto di fake news, le “bufale”, notizie false, senza fondamento, messe in giro per distorcere e manipolare la percezione della realtà.

Chi le mette in giro avrà i suoi motivi: interessi politici, economici, o più semplicemente un rapporto controverso con il buon senso e l’intelligenza. La propaganda è sempre esistita, ma vorrei riflettere non tanto su chi costruisce le fake news, ma al contrario sui passaggi psicologici di chi le ascolta e ci “casca”.

Come mai crediamo alle notizie false? Come mai le diffondiamo? Perchè sono così facilmente credibili? Continua a leggere Quanto ci piace avere ragione

Come complicarsi la vita… con il dolore

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Quando si parla di dolore e di tristezza, di solito viene usata la parola “depressione”, soprattutto se dolore e tristezza si protraggono per molto tempo compromettendo la vita quotidiana di una persona, il suo lavoro, le sue relazioni, il suo benessere generale.

Qui vorrei parlare della tristezza e del dolore senza scomodare delicate questioni legate alle diagnosi psicologiche, e quindi senza parlare di depressione. Continua a leggere Come complicarsi la vita… con il dolore

L’inconscio, questo marpione

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Alzi la mano chi non ha mai fatto o pensato qualcosa per poi giustificarsi dicendo “sarà stato l’inconscio”, parola più parola meno.

Quante mani alzate. Questo sondaggio demoscopico mi serviva proprio per sottolineare quanto il concetto di inconscio pervada il nostro modo di interpretare quello che ci succede. Tutta colpa di Freud (cit.).

Il dibattito sull’esistenza dell’inconscio e la sua influenza sui nostri comportamenti è tutt’ora in corso nelle segrete stanze delle accademie psicologiche, e non vi annoierò con gli ultimi aggiornamenti.

Può comunque essere utile riflettere su quanta importanza diamo a questo concetto, e su alcuni “tratti” che lo connotano e lo rendono così affascinante per scrittori, registi, musicisti e alcuni psicologi. Continua a leggere L’inconscio, questo marpione

Autostima ed efficacia personale: come aumentarle

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Molte volte sento parlare le persone di autostima: “ho una bassa autostima”, “avrei bisogno di più autostima”, “il mio problema è l’autostima”.

Per quanto sia una parola molto usata nelle conversazioni di tutti i giorni, l’autostima è un concetto psicologico molto fumoso: riguarda le attribuzioni e i giudizi che effettuiamo su noi stessi, ed è molto legato alla condizione del momento e al contesto di vita. Solitamente se stiamo vivendo un momento positivo, la considerazione che abbiamo di noi stessi è essa stessa positiva: ci sentiamo bene e quindi pensiamo e parliamo bene di noi.

A parte il contesto e i momenti, che sono contingenti e su cui molte volte non possiamo incidere, possiamo gestire alcune cose per stare meglio, se non abbiamo più molta stima di noi stessi. Continua a leggere Autostima ed efficacia personale: come aumentarle

Siamo davvero “fatti così”?

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Molte volte è dato per scontato che le emozioni che proviamo siano solo nostre. Che siano eventi soggettivi, una dimensione intima e privata della nostra vita. Non privata nel senso che ce la teniamo per noi, ma nel senso che la proviamo perchè siamo noi, perchè siamo “fatti” in un certo modo. Continua a leggere Siamo davvero “fatti così”?

Il bello di essere pessimisti

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I pessimisti mi stanno simpatici. Hanno sempre argomenti di discussione, e non sono melensi come gli ottimisti. Inoltre, se in un momento di delusione pensi di essere messo male, puoi uscire con un pessimista e renderti conto che in fondo le cose potrebbero andare peggio.

Insomma, i pessimisti hanno una funzione sociale molto importante. A dirla bene tutti possiamo essere pessimisti, capita spesso quando arrivano le bollette ad esempio, o quando la mattina ci chiedono se abbiamo dormito bene guardandoci come si guarda una carogna sull’asfalto e poi si sorprendono nel sentirisi dire meglio di te sicuramente. Continua a leggere Il bello di essere pessimisti

Il bello di essere iper-controllanti

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Frequentare (o essere) una persona che controlla troppo a volte diventa un incubo: sempre in cerca del pelo sull’uovo, sempre a pignoleggiare su qualsiasi cosa.

La vita diventa un percorso a ostacoli fra le centinaia di memo-post-it disseminati ovunque, e il momento più soddisfacente della giornata arriva quando dopo un calcolo logaritmico approssimato rigorosamente alla settima cifra ci si rende conto che le calorie ingerite sono sotto la soglia di allarme. Continua a leggere Il bello di essere iper-controllanti

Come cambiano le classi

 

Come ho già spiegato in un altro articolo, da 20 anni circa a questa parte è in corso un evoluzione culturale della società che ha delle forti influenze su Scuola e Famiglia. L’educazione di figli e allievi ha cambiato cornice, e le strategie educative utilizzate in questi contesti non possono più essere quelle usate nelle generazioni precedenti.

Questi cambiamenti hanno a che fare con alcuni processi storici e culturali che sono avvenuti e stanno avvenendo nella nostra società:

  • democraticizzazione della società: il concetto politico di democrazia – opposto a quello di dittatura – è stato giustamente assorbito e metabolizzato dalle persone. È diventato normale sentire parlare di democrazia o usare l’aggettivo democratico, in molti contesti, anche fuori da quello prettamente politico. Quello di dar voce a tutti, permettendo che le decisioni non siano prese da una o poche persone, è diventato il modo più giusto e normale di gestire un gruppo, di qualsiasi tipo.

  • Individualismo e liquidità sociale: è cambiato il valore che viene dato alla comunità di appartenenza e alla tradizione. Senza essere retorico, ma solo considerando l’influenza della tecnologia e l’accelerazione di alcuni cambiamenti sociali (sessualità, genere, relazioni, usi e costumi) non si può non notare come i processi di scelta e autodeterminazione si siano fortemente individualizzati. È un processo storico che riguarda molti dei livelli di esistenza di una persona occidentale: il lavoro (forte precarietà e mobilità), le relazioni (sono sempre meno i “progetti di vita” che durano appunto una vita), ma anche l’immaginario collettivo (cinema e letteratura prediligono ormai le figure dei ribelli, dei rivoluzionari, delle persone che si distinguono dal gruppo e che riescono a smarcarsi dal conformismo imposto dal gruppo di appartenenza).

Questi cambiamenti nascono e si sviluppano grazie a processi sociali molto importanti e positivi, come la lotta contro le discriminazioni (donne, movimento lgbt, minoranze) e in favore di una cultura dei diritti dell’individuo.

Come ogni cambiamento culturale però, porta con sè anche un impatto sulle Istituzioni che regolano una società, e le Istituzioni – in questo caso la Scuola – non sono conosciute per la loro flessibilità e capacità di adattamento veloce ai cambiamenti.

Come sono cambiate le classi?

Uno degli impatti di questa evoluzione riguarda sicuramente le classi delle scuole (tutte, dalle elementari alle superiori) e incide sulle risorse e le modalità disponibili agli insegnanti per gestirle. Le conseguenze fondamentali sono a mio avviso 3:

#1 Un diverso atteggiamento dei bambini e dei ragazzi nei confronti della scuola e degli insegnanti. Diverso nella considerazione dell’autorità del contesto (spazi e regole) e del personale scolastico. Non è più pensabile che gli alunni si comportino con la riverenza ancora adottata fino a pochi decenni fa. Le cose sono cambiate e il discorso ovviamente sarebbe da allargare alle famiglie e alla società tutta: alcune norme non scritte non vengono più considerate importanti dagli stessi adulti, figuriamoci dai loro figli.

#2 Diverse reazioni degli alunni al contesto regolativo scolastico: difficile che bambini e ragazzi accettino imposizioni o proposte che vengono dall’alto. L’approccio autoritario non ha più possibilità di essere esercitato dagli insegnanti, gli studenti si rifiutano, dissentono e protestano, sia in classe ma soprattutto a casa con i genitori. Le conseguenze sono a volte ingestibili, dato che il clima culturale nei confronti dell’Istituzione Scuola è cambiato, cambiano anche le modalità di gestire certe dinamiche da parte delle famiglie: se prima l’alleanza genitori/insegnanti era scontata e implicita, adesso il personale scolastico si trova a dover affrontare proteste e lamentele da parte dei genitori, a volte anche in punta di diritto, con minacce di ricorsi al T.A.R. o di segnalazioni agli organi deputati, fosse anche per una nota o un voto ritenuto immeritato.

#3 diverse dinamiche di gruppo all’interno della classe. Bambini e ragazzi di oggi portano molti più contenuti a scuola, per le ragioni legate ai 2 punti precedentemetne esposti. Parlano di più, si raccontano di più, proprio perchè hanno più possibilità di farlo dato che sono saltate le regole sociali adottate e rispettate nei decenni precedenti.

Se consideriamo inoltre i temi importantissimi legati all‘interculturalità (presenza di alunni di origine straniera) o alla differenziazione dei programmi didattici per ragioni relative all’inclusione scolastica (vedi d.s.a., b.e.s., ecc…), possiamo vedere come lo scenario “classe” sia oggi molto più ricco che nel passato.

La classe come gruppo sociale: dai vincoli alle opportunità

Ricchezza vuol dire anche complessità: la classe è diventata per prima cosa un gruppo da gestire dal punto di vista relazionale; se questa gestione è deficitaria o incompleta, non è possibilie avere quel clima di alleanza e serenità propedeutico alle attività didattiche. In parole povere, se il gruppo classe non è ben gestito nelle sue dinamiche di confronto, richiesta e critica (si, gli alunni di oggi criticano apertamente gli insegnanti, anche alle elementari) non si riesce a fare lezione.

Gli insegnanti di oggi sono davanti ad una sfida importante, perchè sono la prima generazione di docenti che affronta questi temi e che gestisce le dinamiche del gruppo/classe ad essi associate.  

Devo fare una specifica importante: questi 3 punti non sono giudizi, ma semplici constatazioni, nel senso che la mia posizione (e quella di molti altri che lavorano nel contesto scolastico) non è quella del “era meglio una volta/non c’è più rispetto/è tutta colpa delle famiglie“. Lascio questo tipo di giudizi moraleggianti alle arene tv. Io mi occupo di considerare il contesto culturale e sociale in cui opero per aiutare la scuola ad adattarsi ai cambiamenti che storicamente avvengono nei gruppi umani.

Anzi, a dire il vero, come approccio cerco di trasformare il vincolo in un’opportunità: le generazioni attuali possono sembrare irriverenti e irrispettose, ma dispongono di ottime risorse a livello di pensiero critico, che vanno ovviamente gestite e rinforzate. Il fatto che non accettino in modo acritico un ordine pre-costituito, al di fuori della retorica politica e cinematografica, potrebbe essere un ottima risorsa da sviluppare, coerentemente con un lavoro educativo, oltre che didattico, che la Scuola di oggi deve saper implementare per dare ai giovani e adulti di domani le dritte necessarie per affrontare l’incredibile complessità del mondo attuale.

Cambia la storia, cambiano i popoli e si presume debbano cambiare anche le Istituzioni di uno Stato Sociale: la Scuola, fra queste, è forse la più importante.

DR Daniele Boscaro

Perchè ci piacciono le serie TV?

I serial, o telefilm, esistono da 60 anni (uno dei primi, ovviamente in USA, è stato Le Avventure di Rin Tin Tin, del 1954), e tutti i 30-40enni di oggi sono cresciuti negli anni 80 con serie che ci hanno riempito i pomeriggi (e le mattine di malattia) come A-team, Magnum P.I., MacGyver, Bay-Side School e ovviamente l’archetipico Beverly-Hills 90210 (faccio fatica a ricordarmi il c.a.p. del mio comune ma questo ce l’ho incastonato nella memoria a lungo termine).

Le serie tv da palinsesto serale però sono un fenomeno e un business attuale, diciamo degli ultimi 15-20 anni. Più o meno da X-Files e ER-medici in prima linea in poi, ma a mio avviso la vera esplosione è successa con Lost: da lì in poi sono diventate un vero e proprio fenomeno artistico e culturale, per due ragioni: Continua a leggere Perchè ci piacciono le serie TV?