Siamo in periodo di feste, e molte persone amano stare per i fatti loro. Tutti, forse: dipende dal momento, dalla compagnia, o se abbiamo mangiato tanti legumi…
Comunque, stare in disparte il più delle volte non è visto come una cosa positiva, anzi. Viene considerato come un segno di disagio, di imbarazzo, di apatia. Può essere che sia così.
Ma può anche essere che chi sta in disparte abbia qualcosa di diverso dagli altri. Forse adirittura delle cose in più, secondo me 6:
-
È uno che pensa prima di dire le solite banalità: considerando che il 50% delle cose che diciamo sono banali, è uno che parla la metà. Ecco spiegato il suo scarso eloquio.
-
E’ immune alla Sindrome da Visibilità Ossessivamente Ricercata (SVOR) Anche se per un po’ non è al centro dell’attenzione resiste e incassa bene, senza farsi selfy per scaricare la tensione.
-
Ha più tempo per osservare gli altri. Non per farsi i fatti loro, ma come un antropologo, per convincersi che certi difetti non sono solo suoi, e che non è l’unico che si compra qualche vestito al mercato.
-
È bravo a limitare le brutte figure. C’è chi si butta sempre, e chi ha bisogno di capire prima le regole del gioco.
-
Riesce a convivere con un la propria vigliaccheria: bisogna essere forti per farlo, non tutti ci riescono. Pessoa aveva ragione sulle cicatrici, ma davanti a una battaglia si può anche fare finta di dormire.
-
Può fingere di tirarsela: le persone interessanti lo sono perchè incuriosicono. Per incuriosire si deve darsi “a piccoli assaggi”. Mai tutto insieme.
Stare in disparte a volte è utile. Se volete fare un esperimento insolito, per ravvivare una serata o ricevere dalle vostre giornate un feed-back diverso dalle solite spunte whatzapp, provateci: state in disparte.
DR Daniele Boscaro