Come complicarsi la vita… con le paure

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La paura è un emozione che tutti conosciamo, fin da bambini. Non è un’emozione desiderabile, ma, come genere umano, le dobbiamo molto: è grazie ad essa, e alle specifiche reazioni fisiologiche che innesca, che ci siamo potuti evolvere sopravvivendo alle minacce che l’ambiente non ci ha mai fatto mancare nel corso della storia, come i predatori, il freddo, il dolore.

L’evoluzione della specie e le reazioni psico-fisiologiche (tachicardia, fuga, immobilismo e altro) sono solo una parte di quello che si può dire, oggi, sulla paura. O sarebbe meglio dire, sulle paure.

Infatti è impossibile parlare della fisiologia della paura (quello che succede al nostro corpo quando abbiamo paura) senza rischiare di ridurre tutta la complessità e le sfumature che caratterizzano le paure delle persone.

Le emozioni sono soggettive, ognuno di noi ha delle paure “base” (i fallimenti, la solitudine, la sofferenza) ma le situazioni, i significati e i modi in cui le viviamo sono nostri; anche se li costruiamo socialmente, condividendoli e parlandone con gli altri, i particolari sono sempre diversi.

Posso avere paura di parlare in pubblico, di prendere l’autostrada, di uscire di casa, di essere abbandonato se non dico sempre si.

Una persona che interagisce con il mondo non può non avere paure. Il problema nasce quando le paure compromettono la nostra vita quotidiana: le relazioni, il lavoro, il nostro benessere fisico e psicologico generale. Le paure fiventano un problema quando sono ingestibili.

A volte, il problema “della paura” aumenta e si struttura proprio grazie al modo in cui le persone cercano di gestirlo. Si chiamano “tentate soluzioni”: la persona cerca di risolvere il problema in un modo che non solo non lo risolve, ma non fa altro che aumentarlo. Come buttare benzina sul fuoco.

Ci sono soprattutto 3 modi in cui possiamo ingrandire le nostre paure, e sono proprio quello che le persone di solito fanno per affrontare paure diventate ingestibili:

#1 evitare: evito di uscire, evito di parlare, evito di contraddire… evito quello che mi fa paura. Nessun problema se ho paura delle tigri, mi sarà facile evitarle. Ma se ho paura di usare l’automobile, e questo non mi permette di andare a lavoro, le cose cominciano a complicarsi. Soprattutto, ogni evitamento non fa altro che accrescere la mia percezione di inefficacia e incapacità.

#2 richiedere aiuto: qualcuno che mi accompagni, che mi stia vicino. Che mi aiuti a fare le cose, perchè io da solo non riesco. Una stampella, che temporaneamente ci può stare, ma se diventa cronica, come re-imparo a camminare? E se la stampella, essendo in questo caso una persona, si stanca? Le relazioni possono rovinarsi, la mia identità e la mia autostima finire dentro ad un circolo vizioso difficile da fermare.

#3 iper-controllare: per gestire le mie paure decido di controllare di più: il mio stato fisico, le vie di fuga di una stanza, tutto quello che può andare storto. Ci penso, analizzo, contiunuo a cercare, e chi cerca trova. L’iper-controllo infatti porta a “creare quello che si cerca”: più mi controllo, più paradossalmente creo le condizioni psicofisiche che mi faranno perdere il controllo, portandomi a momenti di ansia acuta, panico, ecc… Anche qui, un cane che si morde la coda.

Questi sono i modi principali in cui le persone, per cavarsela, finiscono per stare male. E’ impossibile non avere paure; è invece possibile trovare delle modalità appropriate e funzionali per gestirle, passando da “tentate soluzioni” a soluzioni efficaci.

Dott. Daniele Boscaro

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