Finalmente pare che qualcuno se ne stia accorgendo: la Scuola dell’obbligo è un’Istituzione Statale, è fisiologico che si faccia fatica a cambiarne la struttura, anche in minima parte.
E’ altrettanto fisiologico però che assieme ad alcuni aspetti socio-culturali, mutati negli ultimi secoli (sic), un’Istituzione così importante riesca ad adattarsi a tali cambiamenti, ristrutturando alcuni elementi della sua architettura.
In un articolo del Corriere della Sera viene descritta la posizione di uno studioso francese rispetto agli elementi neurobiologici associabili ai “ritmi scolastici” (quantità di giorni e di ore dedicate all’attività didattica): in parole povere, a quanto i ritmi della scuola oggi non siano più in grado di favorire condizioni ottimali di apprendimento per bambini e ragazzi.
In sintesi attenzione e impegno sono legate a strutture neurobiologiche e cognitive che hanno bisogno di ritmi diversi: più pause, meno lezioni frontali, vacanze meno lunghe ma più distribuite.
Nell’articolo viene riportato l’esempio della Francia, che nell’ultimo biennio sta cercando di modificare il proprio assetto scolastico, riformando l’istituzione e partendo proprio dai ritmi.
Io posso solo commentare positivamente il tentativo, potendo testimoniare come molte volte l’insistenza su modalità disfunzionali di insegnamento produca disagio sia negli allievi che negli insegnanti, tutti frustrati dalla fatica e dalla mancanza di risultati, che di sicuro non incentivano la motivazione allo studio (nel caso dei ragazzini) o verso il proprio lavoro (nel caso degli insegnanti).
Servono riforme strutturali per la Scuola? Partiamo dai ritmi scolastici.
DR Daniele Boscaro