Devo aiutare mio figlio a fare i compiti o no? Se non lo aiuto resterà indietro? Si stancherà troppo? Andare a scuola con i compiti pieni di errori gli farà fare brutta figura? Faremo brutta figura noi genitori?
Sono domande che chi ha figli alle scuole elementari e medie (ma anche alle superiori!) si pone tutti i giorni.
In un articolo de La Stampa vengono esposti degli studi recenti che sollevano molte criticità rispetto all’aiuto dato dai genitori sui compiti. I punti a mio avviso fondamentali sono questi:
- poca responsabilizzazione: aiutare sempre e comunque fa arrivare ai bambini il messaggio di aver bisogno di sostegno nelle attività, di non poter fare da soli, di non riuscire in autonomia. Se questo “schema” diventa abitudine, sarà molto difficile cambiare in futuro, e ci sarà sempre bisogno dell’adulto che strutturi, pianifichi e organizzi il momento dei compiti, senza attivazione e iniziativa da parte dei bambini
- evitamento dell’errore: sbagliare serve, lo dice anche il proverbio. Allora lasciamoli sbagliare, che siano gli insegnanti a correggere i compiti, in classe. La correzione sarà un passaggio fondamentale nell’apprendimento, e i bambini si abitueranno a percepire l’errore come qualcosa di normale e accettabile.
- evitamento della “fatica”: nessuno vuol vedere i bambini affaticati, ma un minimo di esercizio serve, perchè per quanto poco, anche ai bambini è richiesto di tollerare un minimo di frustrazione, come stare a scuola molte ore, o a casa ricevere quei “no” fondamentali per la loro crescita. Se li supportiamo eccessivamente nei compiti, il rischio è quello di avere un atteggiamento iperprotettivo che non aiuta i bambini ad acquisire risorse cognitive ed emotive importanti per il loro futuro adattamento alla vita di tutti i giorni.
Aiutare sempre e comunque i bambini a volte è un buon modo per avere soddisfazioni immediate – mio figlio va a scuola con i compiti a posto! – ma non permette di lavorare sulla loro felicità a lungo termine.
Si può iniziare lasciando loro dei piccoli spazi di autonomia, magari nelle materie più facili per loro. Lasciandoli liberi di sbagliare.
DR Daniele Boscaro